La direttrice dell’Opera Lina Prosa
La direttrice Lina Prosa (1904-1989) fu la “sorella d’amore e di fede” della Venerabile Flora Manfrinati e prima direttrice dell’Opera di Nostra Signora Universale. “Per entrambe, la luce delle verità cristiane fa acquisire all’individuo un profondo senso sociale di appartenenza e responsabilità di ogni membro per il tutto, in quanto il motivo ultimo di quest’unità organica sta nel fatto che tutti gli uomini sono per natura creature di Dio e per grazia figli dello stesso padre, quindi fratelli tra loro. Entrambe, nello slancio mistico, hanno vissuto la misteriosa esperienza della presenza di Dio nella propria anima. Entrambe, con spirito di umiltà, seguono il magistero della Chiesa nella persona del Pontefice, dei vescovi, dei sacerdoti, del direttore spirituale. Entrambe pregano per religiosi e clero.
Entrambe si nutrono dell’Eucarestia e praticano l’adorazione Eucaristica. Entrambe hanno cercato una comunità in cui inserirsi per appagare tanto fervore.
Per Lina è venuto meno il progetto del reverendo canonico Peradotto, per Flora non si è ancora avverata la promessa della Madonna. “Avrò una sorella … una sorella d’amore e di fede … che mi comprenderà e sarà dentro di me … allora – diceva Flora alla madre – io sarò alla fine della mia vita”.
Nel 1950 Flora chiamerà Lina Prosa a continuare la Casa Opere Religiose, in via San Francesco da Paola, 42, dove nascerà l’Opera di Nostra Signora Universale.”
Tutta l’Opera ha il sigillo del suo monogramma (“LP”, labor et prex, lavoro e preghiera), e le Educatrici Apostole ne perpetuano lo spirito e lo stile, operando con gioia nel campo del Signore: il nome stesso della prima direttrice indica infatti come il lavorare (l) con intelligenza (i) ed amore per il regno di dio in questa terra sia la nostra (n) anima (a), cioè la nostra stessa vita:
L abor
i ndustria
n ostra
a nima
(prof.Ssa Lessio Buratti Maria Antonietta, aggregata dell’Opera)
Coronamento dell’opera di Lina Prosa, per onorare la memoria della sorella Flora, è il processo informativo che, raccogliendo documenti e testimonianze ella avvia nella Diocesi di Torino.
Flora: virtù in generale
Dai rigodi di Lina Prosa:
Nel tempo in cui vissi con Flora ebbi il compito da un vescovo, mons. Longinotti, e da padre Fissore di studiare il suo modo di vivere sotto tutti gli aspetti umani e soprannaturali.
La vidi sempre osservante dei comandamenti, della legge di Dio, dei precetti della Chiesa e dei consigli evangelici, diligente e solerte nelle obbligazioni del proprio stato e nelle mansioni a cui si dedicò, seguendo l’ispirazione di Dio, con eccezionale generosità e disinteresse.
Notai sempre un perfetto equilibrio, un senso pratico non comune, un’attività continua nella vita di ogni giorno. Si viveva con lei molto ordinariamente nello straordinario.
Aveva una profonda e forte carità, una fede che edificava e trascinava, una Fortezza che le veniva dalla sua Speranza, dalla sua fiducia in Dio, uno zelo che non poteva arrestare.
Quando una sofferenza le impediva l’esercizio del suo zelo era la sofferenza stessa che si sostituiva al lavoro per il bene delle anime.
Vidi sempre in lei un’umiltà a tutta prova, un senso di giustizia e di prudenza e una non comune scienza umana: sapeva di tutto, dai particolari della sartoria alle norme di pedagogia pur non avendola imparata dai libri e dalla scuola. Era in grado di seguire con competenza il lavoro dell’ingegnere e del falegname, di consigliare e correggere un tecnico, una dieta, di sostenere una discussione sui più svariati argomenti.
Pur senza alcun studio di ascetica aveva un grado eminente una scienza spirituale. Non avendo letto né studiato il Vangelo né altro libro spirituale, lo citava con profondità, parlava con competenza di vita straordinaria, dei misteri della Fede.
I discorsi, i teatri, gli indirizzi che dettava di getto mentre sbrigava le faccende ordinarie senza mai riprendersi e correggere, sovente chiedendo spiegazione di parole che aveva pronunziato, denotavano la sua continua e straordinaria unione con Dio. Era una sorgente divina che zampillava in lei per gli altri.
Riguardo a se stessa aveva un perfetto equilibrio e dominio del proprio corpo, con le sue sofferenze, le sue mortificazioni nel cibo, nelle bevande, nel sonno e anche nei suoi affetti e desideri.
Di carattere forte seppe sempre servirsene per il bene, piegandolo al servizio di Dio e del prossimo. La sua penetrazione negli spiriti, l’altezza di contemplazione, i suoi doni mi avrebbero spaventata se non avessi visto in pratica, e fin dai primi giorni della nostra conoscenza, la sua eccezionale umiltà e la sua forte carità, per cui conclusi che in tutto ciò che mi stupiva c’era il dito di Dio, e questa mia persuasione si appoggiava alla constatazione che tutte le virtù di Flora si compenetravano con perfetto equilibrio.
Mons. Longinotti poco tempo dopo mi chiese un giudizio ed io gli risposi in una lettera: “l’ho seguita, ho ammirato la forza nella calunnia, il coraggio nella vita, la Fede per raggiungere la meta. È poco che la conosco. Prima di voler giudicare ho voluto conoscere nascita, parenti, ecc…”.
Lettera postulatoria della Conferenza Episcopale Piemontese
La “lettera postulatoria della Conferenza Episcopale Piemontese per l’introduzione a Roma della causa della Venerabile Flora Manfrinati firmata da S.Em.R. il card. Anastasio Ballestrero, Arcivescovo di Torino e dai 17 Ecc.Mi vescovi del Piemonte, è stata scritta dalla direttrice Lina Prosa il 20.02.1981.
Alla Conferenza Episcopale Piemontese
“Beatissimo Padre,
il messaggio che il Concilio vaticano ii ha rivolto ai laici, per la partecipazione all’“ufficio sacerdotale, profetico, regale di Cristo nell’apostolato, evangelizzando e santificando gli uomini, animando e perfezionando con lo Spirito evangelico l’ordine temporale, in modo che la loro attività in questo ordine costituisca una chiara testimonianza a Cristo e serva alla salvezza degli uomini” (a.A. 1, 2), ha trovato e trova, nella vita e nell’opera di laici impegnati, la sua realtà.
Numerosi sono stati i Santi della Chiesa torinese impegnati nelle opere sociali; tra questi, nel nostro secolo, si inserisce anche un’apostola laica, la serva di Dio Flora Manfrinati.
Nata nella fattoria di Mottatonda Nuova, a Tresigallo (Ferrara), l’8 luglio 1906, morì a torino il 12 marzo 1954; svolse gran parte del suo apostolato nel Veneto e in Piemonte.
Il processo informativo diocesano si è concluso felicemente, a Torino, il 28 marzo 1978 e gli atti sono stati trasmessi alla Sacra Congregazione per le Cause dei Santi il 30 marzo dello stesso anno.
Flora Manfrinati fu apostola laica:
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di modesta condizione sociale, priva di studi e di mezzi umani, fu dotta per i lumi dello Spirito Santo e fu dotata in modo straordinario dei doni di Dio, della prescienza e della penetrazione dei cuori;
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pur vivendo nelle occupazioni più umili, fu consigliera, formatrice di anime, vera trascinatrice;
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nelle incomprensioni e nelle ostilità, superò con fortezza eroica le difficoltà e compì la sua missione in letizia e serenità: un lungo tirocinio di sofferenza la consacrò apostola;
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in lei, con un fisico così minato dalle infermità, è evidente l’azione di Dio: la sua stessa forza di agire è frutto del suo abbandono, della sua collaborazione all’opera di Dio, a beneficio della elevazione sociale e spirituale del prossimi;
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fu strumento docile nelle mani di Dio: molti motivi potevano indurla a chiudersi in sé, ma superiori motivi di Fede e di Carità la spinsero, nel lavoro estenuante, a dare con gioia tutta se stessa ai fratelli;
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la sua spiritualità, segnata dalla Croce, ma irradiata di serenità, si concentrò nella Santissima Trinità, nella presenza Eucaristica, nella più grande attrazione a Gesù bambino, in una luce purissima di immensa devozione, alla Vergine, Nostra Signora uUniversale, e nell’amore alla Sede di Pietro e al Sommo Pontefice, per cui pregò, soffrì, offerse la vita e ispirò una crociata di preghiere;
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la sua fama di santità è viva e suscitatrice di nuove forze, particolarmente nel mondo dei laici, non solo nei ristretti ambienti in cui operò, ma è estesa a tutti i continenti in un modo umanamente inspiegabile;
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la presentazione al mondo della figura di questa serva di Dio può dare ai fedeli la convinzione che la perfezione nella virtù, anche in modo eroico, è raggiungibile, pur nell’esercizio delle più umili occupazioni quotidiane;
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Ella può essere modello di partecipazione ai dolori del mondo per alleviarli, in totale servizio con il dono di sé: invito ad impegnarsi, in ogni stato di vita, in varie forme di apostolato, secondo le attuali necessità della chiesa e della società”.